
03 Giu Come capisco che mi serve un endocrinologo? Risponde Tiziana Giannone
I pazienti che lamentano sintomi come nervosismo, tachicardia, insonnia, difficoltà riproduttive e aumento di peso potrebbero soffrire di una patologia endocrina, ma pochi lo sanno. Eppure, un cittadino italiano su due ha bisogno dell’endocrinologo
Il 21 e il 22 maggio, in occasione della Settimana Mondiale della Tiroide, Santabarbara Hospital ha organizzato due Giornate di Prevenzione gratuite con ecografia della tiroide. Dei 40 soggetti esaminati, di età compresa fra i 30 e i 60 anni, 11 sono state le neo-diagnosi di patologie nodulari e 5 le persone venute per follow-up (cioè con patologia nodulare nota).
Abbiamo incontrato la Dottoressa Tiziana Giannone, Dirigente dell’unità funzionale di medicina generale e Responsabile dell’ambulatorio di Endocrinologia, per dare significato a questi risultati e fare luce sulla figura dell’endocrinologo, uno specialista ancora trascurato nell’opinione comune. Eppure, in presenza di sintomi vaghi e molto comuni, che vanno dai disturbi dell’umore ai problemi dell’apparato riproduttivo, dai disturbi del sonno agli sbalzi di pressione, la consulenza di un endocrinologo può rivelarsi determinante per fugare ogni dubbio e arrivare a una diagnosi corretta.
Dottoressa, di che cosa si occupa un endocrinologo?
L’endocrinologia è quella parte della medicina interna che si occupa di diagnosticare e curare le patologie legate alle ghiandole endocrine, cioè quelle che producono ormoni. Le patologie che competono a un endocrinologo sono numerose:
Patologie della ghiandola ipofisaria e dell’ipotalamo: ad esempio malattia di Cushing, ipogonadismo, prolattinoma, ecc;
Patologie della tiroide: noduli tiroidei, tumori tiroidei, ipertiroidismo e ipotiroidismo, tiroiditi;
Patologie delle paratiroidi e del metabolismo del calcio: iperparatiroidismo, ipoparatiroidismo, tumori paratiroidei, osteoporosi, osteomalacia ed altre malattie metaboliche dell’osso;
Patologie delle ghiandole surrenali: ipercortisolismo, malattia di Addison, ecc;
Patologie del pancreas: diabete mellito di tipo I e II;
Patologie dell’apparato riproduttivo maschile;
Patologie dell’apparato riproduttivo femminile
Patologie della differenziazione sessuale, della crescita(auxologia) e della pubertà;
Malattie poliendocrine o multisistemiche: ipertensione arteriosa secondaria; sindromi poliendocrine autoimmuni, neoplasie endocrine multiple o MEN; tumori neuroendocrini dell’intestino (tumori GEP) e di altri organi.
Se il ventaglio è così ampio, quali sono i sintomi che devono far pensare ad una patologia di natura endocrinologica?
Le malattie endocrinologiche sono molto frequenti e si presentano con una gamma di sintomi variegata, poiché le alterazioni metaboliche che esse causano possono interessare tutti gli organi del corpo umano. Pertanto queste alterazioni vanno prese in considerazione soprattutto nella diagnosi differenziale di altri quadri clinici, cioè quando per arrivare a una diagnosi chiara si rende necessario mettere a confronto diverse ipotesi diagnostiche. In questi casi, considerare la presenza o meno di alterazioni metaboliche può aiutare a considerare più o meno attendibile una ipotesi piuttosto che un’altra.
Per quanto riguarda i sintomi, in base alla ghiandola endocrina coinvolta possiamo avere disturbi quali polidipsia e poliuria (diabete); aumento della pressione arteriosa (ipersurrenalismo); riduzione della pressione arteriosa e iperpigmnentazione cutanea (ipossurenalismo); nervosismo e tachicardia (ipertiroidismo); aumento ponderale e stipsi (ipotiroidismo). Ma questi sono soltanto alcuni dei sintomi che possono segnalare un problema di pertinenza endocrinologica.
Vista la sintomatologia, spesso non specifica, il paziente a volte vaga tra uno specialista e un altro prima di approdare all’endocrinologo.
Ecco perché la conoscenza di questa specialità potrebbe ben indirizzare alla soluzione del problema in poco tempo.
In che cosa consiste la prevenzione contro le patologie della tiroide? Quanto conta lo stile di vita?
Poiché le malattie endocrinologiche, e della tiroide in particolare, hanno una sintomatologia aspecifica, è difficile arrivare ad una diagnosi precoce. Diventa così importante agire in termini di prevenzione, soprattutto per chi ha familiarità per patologie della tiroide. Ciò tanto più in considerazione del fatto che si tratta di patologie curabili: anche nel caso dei tumori la sopravvivenza arriva a sfiorare il 98%.
La carenza iodica, insieme ad una predisposizione genetica, è infatti la causa più frequente di una patologia nodulare della tiroide. Lo iodio è il costituente essenziale dell’ormone tiroideo e viene introdotto nell’organismo con gli alimenti che generalmente ne contengono basse concentrazioni. La carenza iodica può provocare, a seconda dell’età della vita in cui si verifica e dell’entità, riduzione del quoziente intellettivo, deficit neurologici “minori”, gozzo, formazione di noduli o ipertiroidismo.
Per prevenire la carenza di iodio è necessario consumare in maniera varia e quotidiana cibi a più alto contenuto di questo micronutriente (pesce, latte e formaggi) e soprattutto fare uso di moderate quantità di sale arricchito di iodio (sale iodato). Inoltre, durante la gravidanza e l’allattamento le donne hanno bisogno di un apporto maggiore di iodio.
Quali sono i luoghi comuni e le false credenze contro cui si trova a “lottare” più spesso nella sua professione?
Ricordo che durante la specializzazione io e i miei colleghi affrontammo un periodo di “istruzione” ai pazienti, e proprio i quella occasione venimmo a conoscenza dei cosiddetti “falsi miti della malattia”. Il principale “mito” riguardava, e riguarda ancora oggi, la diagnosi del diabete tipo 1.
Questa malattia, una volta chiamata “diabete giovanile”, colpisce ragazzi e bimbi talvolta molto piccoli. Quasi sempre subentrava il senso di colpa da parte dei genitori, o per aver fatto mangiare ai propri figli un eccesso di zuccheri o per aver trasmesso, specialmente se uno dei due aveva familiarità per diabete, la predisposizione ad acquisire la malattia.
In realtà il diabete mellito tipo 1 (diversamente dal diabete tipo 2, dove la predisposizione familiare e il corretto stile di vita sono alla base dell’insorgenza della malattia) è una patologia autoimmunitaria dovuta alla distruzione delle cellule beta del pancreas, che determina insulino-deficienza.
Qual è oggi lo stato dell’arte dell’endocrinologia?
La figura dell’endocrinologo rispetto al passato è un po’ meno sconosciuta, grazie anche a internet e ad alcuni canali di comunicazione più immediati come i social network.
Il suo ruolo ancora oggi non è ben compreso, nonostante le patologie endocrine riguardino un cittadino italiano su due.
La patologia tiroidea, inclusi i noduli, interessa il 20-25% degli adulti, la sindrome dell’ovaio policistico quasi il 10% delle donne in età fertile, l’ipogonadismo maschile, l’infertilità e la disfunzione erettile interessano il 10-15% degli uomini adulti fino a punte che superano il 50% nella terza età. L’obesità è presente in circa il 10-15% della popolazione e le dislipidemie nel 20-25%. Il diabete tipo 2 è sempre più diffuso e la sua prevalenza supera il 6%.
Bisogna ancora lavorare sulla diagnosi precoce, sulla diffusione delle informazioni, e sulle possibili terapie da adottare.
La giusta figura medica può aiutare il paziente a prevenire delle complicanze altrimenti non guaribili.
C’è un aneddoto accaduto durante la sua carriera o un’esperienza particolarmente significativa che vuole raccontarci?
Avrei tanto da raccontare, ma mi sovviene un aneddoto significativo avvenuto all’inizio della mia esperienza al Santabarbara Hospital.
La paziente in questione presentava una forma di demenza multinfartuale (decadimento cognitivo provocato da problemi nell’afflusso di sangue al cervello), trattata con antidepressivi da qualche mese. La paziente lamentava tachicardia, insonnia, tono dell’umore depresso e facilità al pianto.
Venni chiamata per una consulenza dai colleghi del reparto di neurologia, che sospettavano una tireopatia (malattia della tiroide). Effettivamente dall’ecografia tiroidea venne fuori un quadro compatibile con un patologia della tiroide: gozzo plurinodulare iperfunzionante, diagnosi poi confermata dagli esami del sangue.
La paziente quindi lamentava tutti quei sintomi legati all’umore e ai disturbi del sonno non per una malattia di natura neurologica, ma per una ipersecrezione dell’ormone tiroideo. Pertanto, correggendo la patologia tiroidea la paziente ritornò al suo “normale stato di salute mentale”.
Inoltre eseguimmo un prelievo per calcitonina (ormone secreto da uno dei quattro tumori di cui la tiroide può essere colpita) e un’agobiopsia, che confermò la presenza di carcinoma midollare.
Insomma, una semplice consulenza endocrinologica si rivelò per la paziente una salvezza sia per la mente che per il corpo.