
12 Ott Esplosione del 5 giugno a Gela: tre storie di forza e coraggio
L’esplosione del 5 giugno 2019 a Gela ha segnato nel profondo la città.
In Santabarbara Hospital abbiamo seguito da vicino il percorso di ritorno alla vita di tre persone che sono state coinvolte in quella tragedia.
Il 5 giugno 2019 a Gela, durante uno dei mercatini rionali della città, esplode una bombola di gas. Lo scoppio proviene da un camioncino adibito alla vendita di generi alimentari, in un mercoledì mattina come tanti altri.
Mentre centinaia di persone sono intente a fare la spesa, la via Madonna del Rosario è invasa dalle fiamme, tra le urla di gente in fuga e le sirene delle autoambulanze. L’intera zona viene blindata ed evacuata, mentre i feriti vengono soccorsi e trasportati negli ospedali di Gela, Catania e Palermo. Due donne perdono la vita.

Salvatore Abela, Dirigente U.F. Riabilitazione, Ambulatorio Fisiatria
Tre delle persone rimaste ferite entrano in contatto, in tempi diversi, con il Dott. Salvatore Abela, Dirigente della nostra Unità Funzionale di Riabilitazione.
Valutate le rispettive condizioni cliniche, il Dott. Abela dispone per loro il ricovero in day hospital. Così, poche settimane dopo quel 5 giugno, tutti e tre si incontrano in Santabarbara Hospital per affrontare i percorsi di riabilitazione.
Li accomuna l’esperienza di un evento traumatico che ha implicato gravi lesioni alla pelle, ai muscoli, alle articolazioni, ma anche il rischio di poter perdere la vita in una manciata di secondi. Per questo la riabilitazione non è soltanto fisico-motoria, ma anche psicologica.
Il più giovane dei tre è A., che ha soltanto 14 anni. Quella mattina, come spesso succedeva, A. si trova nei pressi di quel furgone per comprare delle patatine fritte. Le patatine disponibili sono ormai fredde e gli viene chiesto di aspettare qualche minuto, giusto il tempo di friggerne delle altre. Nello spazio di quell’attesa le fiamme e i detriti lo travolgono, provocandogli ustioni diffuse alle braccia, alle caviglie, al volto e alle orecchie.
Trasportato in elisoccorso a Palermo, viene ricoverato in rianimazione, intubato, tenuto in coma farmacologico per un mese, e successivamente tracheostomizzato.
S. è una donna di 32 anni. L’esplosione la coglie insieme al bimbo che porta in grembo da quasi 9 mesi. Subito dopo l’esplosione viene portata al pronto soccorso di Gela e poi trasferita in elisoccorso al Centro Ustioni dell’Ospedale Civico di Palermo. Conseguita la stabilità clinica, viene sottoposta a dermotomia e innesti autologhi (trapianti di tessuti sani prelevati dal paziente stesso).
Dopo qualche settimana dà alla luce il suo terzo figlio con parto naturale.
Per C., 50 anni, le ustioni interessano prevalentemente le braccia e le gambe. Dopo l’esplosione viene portata al pronto soccorso di Gela e successivamente all’ospedale Cannizzaro di Catania, dove si sottopone ad interventi chirurgici con innesti autologhi per la riparazione dei tessuti ustionati.
Oltre a dover recuperare la motilità articolare si trovano a dover superare quello che in psicologia clinica si definisce disturbo post-traumatico da stress.

Francesca Guttadauro, Responsabile servizio Psicologia
«Nei loro racconti – spiega la Dottoressa Francesca Guttadauro, Responsabile del nostro servizio di Psicologia – sono presenti immagini, pensieri, percezioni che si manifestano come ricordi intrusivi e persistenti. Queste persone tendono ad evitare tutti quegli elementi che possono essere associati all’evento traumatico. Le due donne, ad esempio, non riescono a mettersi ai fornelli per cucinare. S., in una fase iniziale del suo percorso di psicoterapia, confessava il timore che le lampadine di casa potessero scoppiare da un momento all’altro».

Santabarbara Hospital. Palestra riabilitativa
Ogni mattina, dal lunedì al venerdì, A., S. e C. si incontrano nei pressi della stanza predisposta per il day hospital, prima di cominciare le attività di riabilitazione.
Questi corridoi sono diventati la loro seconda casa. Qui si sentono ascoltati e protetti, si scambiano parole di conforto e si danno coraggio a vicenda.
Ciascuno sta trovando il proprio modo per riabilitare se stesso e la propria esperienza, ritrovando la bellezza del sostegno reciproco, con un nuovo senso di umanità e di affettuosa vicinanza.
A come “Accettazione”.
Dei tre, A. è il paziente più provato e sta affrontando il percorso più duro, dimostrando una forza d’animo e una maturità fuori dal comune.
Ha perso molto peso e si muove soltanto in sedia a rotelle. Per via delle retrazioni muscolo-tendinee, infatti, non è in grado di camminare autonomamamente e di muovere normalmente le braccia e le mani. Dovrà subire altri interventi chirurgici per innesti.
È un ragazzo socievole e paziente, che ha saputo accettare con grande coraggio quello che gli è accaduto, circondato da tanti amici che gli vogliono bene.
Arrivato in Santabarbara Hospital il 18 settembre, viene affidato alla fisioterapista Aurora Raitano, che lo sta aiutando nel recuperare l’articolarità e nel rinforzare i muscoli, indeboliti dall’eccessiva magrezza.
Il suo programma di riabilitazione include anche una terapia logopedica con la Dottoressa Antonella Messinese: la tracheostomizzazione, infatti, ha determinato un trauma alle corde vocali, con conseguente abbassamento dell’intensità vocale e raucedine.
La logopedista si sta occupando, inoltre, delle sue difficoltà respiratorie, provocate dalla polmonite contratta durante la degenza a Palermo.
Fondamentale, poi, è il lavoro del Dott. Antonio Sedita, che sta seguendo A. sotto il profilo nutrizionale per riportare il suo peso entro valori accettabili.
S di “Sorriso”, C di “Coraggio”.
Dal punto di vista clinico, tutte e due le donne hanno presentato una retrazione cutanea fisiologica. Sono seguite dal fisioterapista Salvatore Azzolina. Coordinato nella sua attività dal Dott. Renato Lombardo, è intervenuto su entrambe con una mobilizzazione articolare per la distensione della cute, secondo il progetto riabilitativo predisposto dal Dott. Abela.
Il trofismo muscolare e la rigidità articolare, che ha interessato soprattutto le parti cutanee sottoposte agli innesti, sono state trattate e recuperate. Inoltre, a causa del prolungato allettamento, le pazienti avevano perso la capacità di cambiare posizione autonomamente, e sono state quindi aiutate ad acquisire delle strategie per reimparare i vari passaggi posturali.
S. arriva in Santabarbara il 16 Agosto. Oggi le sue condizioni stanno decisamente migliorando: le ustioni alle braccia sono in fase di guarigione, ha recuperato buona parte della mobilità e non soffre più di attacchi di panico. Dimessa il 30 settembre, sta ritornando piano piano alla sua vita. Adesso potrà dedicarsi a crescere i suoi 3 bimbi e ha già ripreso a fare con loro delle lunghe passeggiate. È una donna molto vivace, sempre con il sorriso sulle labbra, anche nei momenti più difficili.
C. inizia la sua riabilitazione il 20 settembre. Le ustioni si stanno rimarginando, ma a breve dovrà sottoporsi ad un intervento chirurgico alla spalla destra. Dal punto di vista psicologico è abbastanza provata. Per lei è ancora molto vivo il ricordo di quel terribile giorno, ma continua a stupirci per la sua sensibilità e dolcezza.
“Storie di riabilitazione” come queste ci insegnano che un’esperienza dolorosa può essere l’occasione per recuperare la capacità di apprezzare le piccole cose, necessarie proprio per la loro “semplicità”.
Quando viene meno la possibilità di eseguire le azioni più banali (che sono anche quelle più frequenti), il proprio mondo diventa più povero, più piccolo, più insidioso. Quando si sta male ogni oggetto e ogni stimolo sono vissuti come se fossero una minaccia al proprio benessere.
Nello “stare male” ci si rende conto che il proprio corpo e la propria psiche sono infinitamente complessi e interconnessi, al punto che il desiderio di normalità, condiviso tanto dai pazienti quanto dall’intera comunità, può veramente fare la differenza nel recupero di ciò che si è perso.